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Questo libro propone un'analisi di alcuni aspetti che riguardano le esperienze culturali e le strategie artistiche dell'Europa centrale, presentando l'intricato settore culturale della Mitteleuropa durante la seconda metà del secolo scorso, fino ai giorni nostri: dagli anni cinquanta staliniani, agli anni sessanta poststaliniani, ottimisti e disposti alle riforme, dai settanta repressivi, retrogradi e deprimenti, agli ottanta tecnocratici, pragmatici, tolleranti e ideologicamente confusi, come pure i caorici e tumultosi anni novanta postcomunisti, fino ai giorni nostri. Un oggetto di tali ricerche è il rapporto delicato e profondamente contraddittorio fra produzione culturale e potere politico, fra un sistema ufficiale di valori in perenne mutamento, e mai chiaramente definito, e i vari ambienti culturali che si presentavano come alternative. Il punto centrale di questa riflessione è l'indagine delle complesse strategie di sopravvivenza intellettuale all'interno di queste realtà politiche ed ideologiche. L'eclettica eterogeneità del settore culturale ha dato origine alla particolarissima malinconia sovversiva e al cruciale cinismo creativo dell'Europa centrale che, a quanto pare, continuano a sopravvivere.